La pergamena della chiesa di S.Bernardo in Evigno

di Vincenzo Damonte

Ultima modifica 9 novembre 2023

Argomenti :
Patrimonio culturale

Il documento di cui presentiamo la traduzione è conservato nella chiesa di S. Bernardo in Evigno e riveste una particolare importanza per la storia della nostra vallata nonchè per due illustri personaggi che in esso figurano. E presenta anche alcuni problemi che l’erudizione di qualche lettore ci aiuterà forse a risolvere.

Ad una prima lettura potrebbe riguardare essenzialmente l’organizzazione ecclesiastica della valle di Diano, ma sappiamo bene come le vicende riguardanti il culto fossero nei secoli passati intimamente unite a quelle economiche, sociali e politiche generali, e come le prime, ben più diligentemente documentate delle seconde, ne costituiscano il “termometro” rivelatore.

Veniamo al nostro caso.
Le comunità di Evigno, Arentino, Calderina, Serreta e Gorleri, approfittando della visita apostolica del vescovo di Mariana e Accia (diocesi della Corsica) Nicolò Mascardi (che nel documento è invece Rodolfo, ma non può essere persona diversa data la coincidenza del titolo e della data, il 1586) nella diocesi di Albenga, chiedono di staccarsi dalle “chiese madri”, vale a dire, per quanto riguarda Evigno e Arentino, la chiesa di S. Michele in Borello e, per quanto riguarda le altre “ville”, la chiesa di S. Nicolò in Diano Castello. La richiesta viene esaudita e nel documento si danno tutte le opportune disposizioni, scendendo nei minimi dettagli di natura economica (decime, livelli, rendite, ecc.)

A questo punto basta il raffronto con un altro documento, pur esso di matrice ecclesiastica, per capire l’importanza del nostro.
Anno 1123: il vescovo di Albenga Adelberto assegna le chiese di Diano (SS. Nazario e Celso e S. Siro) alla chiesa di Castello; anno 1586: gli oratori di Calderina, Serreta e Gorleri si staccano dal glorioso Castrum Diani (dal quale s’era in un certo senso già staccata la Marina).
Potremmo concludere: principio e fine dell’egemonia di Castello sulla nostra vallata.
La pretesa di ingabbiare il processo storico in rigide determinazioni cronologiche è invero una fisima degli storici (oggi, tra l’altro, in gran parte superata): nel nostro caso è chiaro che l’ascesa del Castello è ben anteriore alla prima data, così come la sua decadenza durerà ben oltre la seconda (il distacco ufficiale della parrocchia di Diano da quella di Castello avverrà per esempio soltanto nel 1690). Però un valore indicativo tali date indubbiamente lo hanno.
Due parole ancora sui personaggi sopra accennati.

Il vescovo Nicolò Mascardi è figura di spicco non solo della chiesa ligure ma di quel periodo di fervore controriformista che seguì al Concilio di Trento: originario di Sarzana, appartenne all’entourage di San Carlo Borromeo e la visitazione apostolica in terra ligure (diocesi di Noli, Savona e Albenga) per incarico di papa Sisto V aveva proprio il compito di tradurre in pratica i dettami del più famoso dei concili e di risollevare le sorti della religione cattolica combattendo contro la rilassatezza dei costumi ecclesiastici: ecco il perchè delle due allusioni al testo del Concilio contenute nel nostro documento. Ampie informazioni sul personaggio e sull’energica azione da lui esplicata sulla nostra diocesi sono contenute nella “Rivista Ingauna – Intemelia”, nuova serie, anno XXXI – XXXIII, 1-4, pagg. 74 segg.
Quanto al Bernardo Novaro i lettori delle pubblicazioni della Communitas lo ricorderanno indubbiamente come collaboratore alla edizione delle “Convenzioni” del 1584 per le quali dettò due dotte epigrafi latine in distici elegiaci. Poichè la separazione dell’Oratorio di Calderina fu da lui caldeggiata, come si evidenzia nel documento, era forse originario di tale località e, pur portato a vivere lontano per i suoi alti incarichi ecclesiastici, mai dimentico, come ogni buon ligure, del natio loco.

Versione italiana

NOI RODOLFO MASCARDO
Per grazia di Dio e della Sede Apostolica Vescovo di Mariana e Accia, Visitatore Apostolico della Diocesi di Albenga ecc.
Poichè nel visitare questa Diocesi gli uomini di diverse comunità di hanno chesto di separarsi dalla Chiesa Parrocchiale e di erigere in Parrocchia una nuova Chiesa, allegando numerosi motivi alla loro richiesta, Noi, riconoscendo tali motivi, tenuto conto delle distanze tra le località, delle difficoltà del cammino, del numero di Anime e di tutti quegli impedimenti dei Sacramenti, di cui nel Capitolo IV, sessione XXI del Concilio di Trento si ha un ampio riconoscimento e una diligente trattazione, dopo aver ascoltato più volte i fedeli e i loro Parroci e presa attenta visione dei luoghi, dichiariamo che le separazioni richieste dai soprascritti devono farsi nel modo e e nella forma più sotto descritti. Anzitutto diciamo che gli uomini della località di Evigno verranno separati dalla Chiesa Parrocchiale di S. Michele in Borello, che la loro richiesta deve essere accolta e la separazione da detta Chiesa senz’altro fatta come disponiamo, vale a dire che la Chiesa di S. Bernardo di Evigno sia eretta in Parrocchia, ma sia anzittutto costituita per essa una dotazione di quaranta scudi d’oro, in denaro liquido, venti dei quali sono percepiti dalla rendita della stessa Chiesa e sono ora versati all’attuale Cappellano Presbitero Andrea Messiga nella forma degli affitti e delle altre rendite dovute alla Chiesa. Altri tredici scudi verranno ricavati, prima che la separazione abbia luogo, da rendite sicure, appartenenti naturalmente agli uomini di Evigno e rappresentate o dalla ricchezza mobile, o dai beni stabili, o dalle compere di S. Giorgio in modo da assicurare il Parroco che ci sarà contro ogni inadempienza. Oltre questi trentatrè scudi vogliamo che siano assegnati alla stessa Chiesa sette scudi dalla Parrocchia di S. MIchele sunnominata mentre a discrezione di quest’ultima resteranno tutte le decime e le altre rendite che ha nel distretto di Evigno. Per quanto invece riguarda gli uomini di Arentino, che hanno chiesto di separarsi dalla stessa Chiesa di S. Michele e di erigere in Parrocchia la loro Chiesa intitolata a S. Margherita, sebbene il motivo della separazione non sia così urgente come quello degli uomini di Evigno, cionondimeno concediamo anche a loro la separazione richiesta, purchè anzitutto costituiscano a favore della nuova Parrocchia una dotazione di quaranta scudi ricavabile da fonte sicura, certa e stabile quale possono rappresentare la ricchezza mobile, le compere di S. Giorgio o i beni stabili.

In caso di morte dell’attuale Parroco, o di un suo trasferimento o rinunci del beneficio, allora passino alla loro Chiesa erigenda in Parrocchia tutte le decime che vengono riscosse nella suddetta località di Arentino. Finchè resterà in vita lo stesso Presbitero Stefano, attuale Parroco, sarà sempre libero di esigerle.
Tuttavia gli uomini di Arentino potrebbero, pagando ogni anno alla stessa Parrocchia trenta scudi, liberarsi delle prestazione delle decime. Tutti gli altri redditi consistenti in beni stabili nel distretto di Arentino, restino allo stesso Parroco e ai suoi successori.

Circa l’altra separazione dalla Chiesa di S. Nicolò del Castello di Diano nella stessa Diocesi richiesa dal Reverendissimo Signor Bernardo Novaro di Diano, Protonotario Apostolico e ora Rettore di S. Pancrazio nella città di Genova, legittimamente convinti per le stesse cause, decidiamo d’ufficio e disponiamo che l’Oratorio dedicato a S. Giacomo, situato nella villa di Calderina della stessa località di Diano sia eretto in Parrocchia e vi si costituisca un rettore, che abbia la cura delle Anime, amministri i Sacramenti ed eserciti tutte le altre funzioni del Parroco per gli uomini della stessa villa di Calderina, di Ferretti, di Muratorio, di Gorleri e di Serreta, ville della sunnominata località di Diano e annettiamo tutte queste ville, nonchè gli uomini delle stesse all’erigenda Parrocchia e voglia e dichiariamo che siano annesse. Per dare fin d’ora la più oppportuna esecuzione a tali disposizioni, a favore dell’erigenda Parrocchia assegniamo tutte le rendite del suddetto Oratorio, dell’altro di S. Anna, nonchè quelle dell’Oratorio di S. Leonardo in Gorleri, compresa la campana di questul’ultimo Oratorio, perchè venga usata per il servizio dell’erigenda Parrocchia, restando riservate al Prevosto Francesco Ardissone dell’Oratorio di S. Anna, durante la sua vita e non oltre, le rendite che ha nel suddetto Oratorio con gli oneri connessi.
E affinchè queste decisioni possano andare ad effetto, il suddetto Reverendissimo Signor Bernardo Novaro fa immediata rinuncia, alla nostra presenza, dell’Oratorio di S. Giacomo surricordato, per cui Noi annettiamo e uniamo alla Chiesa, ossia alla erigenda Parrocchia, tutti i suddetti Oratori e assegniamo tutti e i singoli usufrutti dei pii legati lasciati agli stessi Oratori o ad essi spettanti sotto qualunque diritto e vogliamo che siano ad essa assegnati e lo dichiariamo in modo che risulti chiaro che essi vengono a costituire la dotazione e la rendita della Chiesa stessa.
Mentre stabiliamo e decretiamo che per il futuro il Prevosto del Castello di Diano o chiunque altro non possa più avanzare alcuna pretesa su dette ville per quanto riguarda le decime che ivi si raccolgono, assegniamo le stesse decime, per il fine dell’amministrazione dei Sacramenti, all’erigenda Parrocchia e vogliamo che siano versate al nuovo Parroco della nuova Chiesa; per converso, perchè la Chiesa Madre di Diano non abbia a patire alcun danno, disponiamo che lo stesso Reverendo Signor Bernardo Novaro, in luogo delle suddette decime e sotto lo stesso titolo, costituisca per la Chiesa di S. Nicolò del Castello di Diano un fondo annuo di quattro scudi che percepirà, vita natural durante, l’attuale Prevosto Cesare Giordano, mentre alla sua morte, o in caso di trasferimento o di rinuncia, i suddetti quattro scudi saranno trasferiti sulla rendita della Cappella della Beata Maria del Rosario, che lo stesso Signor Bernardo Novaro istituirà nella stessa Chiesa, venendo così ad aumentare l’usufrutto fornito da un fondo di cinquecento aurei, che egli intende donare alla stessa Cappella in occasione della sua prossima fondazione di cui si prenderà cura. Ma poichè le rendite degli Oratori sopra ricordati non sono sufficienti ad assicurare una dote consistente alla nuova Chiesa che dovrà costituirsi, disponiamo affinchè lo stesso Novaro integri del proprio fino alla somma di trenta scudi, tenendo conto delle entrate surricordate ma sempre escludendo le decime, che toccherammo, come si è detto, al nuovo Rettore, e già da ora trasferisce alla nostra presenza l’entrata annua di otto scudi un tempo ceduta al Signor Vincenzo Meleggio fu Domenico di Diano, esattamente dal giorno 18 Giugno 1573, come disposto dallo strumento notarile di pugno del Notaio genovese Giovanni Gerolamo Passero, insieme con gli altri redditi che egli doveva fornire in tale occasione. Questa dotazione di 30 scudi dovrà essere basata su entrate certe, sicure, stabili ed esigibili; e, prima che tale Chiesa sia eretta, venga senz’altro e anzitutto costituita ed effettivamente fornita dal suddetto Novaro, al quale, per questa concessione alla Chiesa e beneficio reso ai fedeli, riserviamo col beneplacito della Santa Sede Apostolica il diritto di presentare il Rettore in detta Chiesa, per la durata della sua vita, e, dopo la sua morte, (lo riserviamo) agli eredi, cioè a tutti i successori e più prossimi discendenti e, venendo a mancare questi, ai due più anziani della parentela, dopo aver sostenuto perù un esame, e, fatti salvi quei diritti contemplati nel Concilio di Trento, sessione XXIV, Capitolo expedit (che inizia con tale capoverso).

Quanto alle separazioni sopra ricordate, vogliamo che avvengano come abbiamo disposto e non in altro modo, poichè intendiamo conservare l’onore sempre dovuto alle Chiese Madri; nelle quali i Parroci, che nel debito tempo dovranno recarvisi o mandarvi un sacerdote, saranno tenuti a celebrare la benedizione e ad offrire per chi vogliano un cero di una libbra: così diciamo, ordiniamo, disponiamo e dichiariamo in ogni miglior modo ecc.
Per la fede di tutti questi, e dei singoli e a testimonianza di quanto premesso abbiamo fatto compilare dal nostro Notaio e Cancelliere sottoscritto questo documento contenente le suddette separazioni.
Emesso in Albenga nel visitare il duomo della nostra abituale residenza nell’anno 1586 dalla Natività del Signore corrispondente alla Indizione decima quarta, nel giorno di sabato, decimo del mese di Maggio, nell’anno secondo del Pontificato del Santissimo Nostro Signore Sisto, per la Divina Provvidenza Quinto Papa, presenti nello stesso luogo i Reverendi Signori Giovanni Amalberto, Cappellano di Ventimiglia, e Giovanni Muzio Sergestri, richiesti di presenziare quali testimoni di quanto premesso ecc.
F.to: Noi Vescovo Marianense e Visitatore Apostolico
F.to: Agostino Notaio Letterato e Cancelliere del suscritto Reverendissimo Visitatore ecc. 1778, addì 10 Febbraio

Estratto ricavato dall’intero testo da copia conforme all’originale esistente nel Foglio dell’Anno 1586 della Curia Episcopale di Albenga. Fatto salvo ogni diritto. Signor Tommaso Scotti Notaio e Cancelliere della suddetta Curia Episcopale


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